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La Terra come un esopianeta in transito

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La Terra come un esopianeta. L'immagine mostra un esopianeta visto dalla sua luna.
L’immagine mostra un esopianeta visto dalla sua luna. Fonte: IAU/L. Calçada, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Il transito dei pianeti: un importante indicatore

Il metodo dei transiti è un importante mezzo che ci permette di individuare nuovi esopianeti (pianeti che si trovano al di fuori del nostro sistema solare) attraverso il calo della luce causato dal passaggio del pianeta tra noi e la sua stella.
Il parziale oscuramento della stella indicherà quindi la presenza di un pianeta sconosciuto in quel sistema.
Questo metodo è molto efficace perché ci permette di stimare le dimensioni, il periodo di rivoluzione e di avere informazioni sull’atmosfera del pianeta in transito.

E se fosse la Terra un esopianeta osservato durante il suo transito?

Uno studio pubblicato su Nature il 23 giugno dal titolo “Past, present and future stars that can see Earth as a transiting exoplanet” (dall’inglese: “stelle passate, presenti e future che possono vedere la Terra come un esopianeta in transito”) capovolge la prospettiva trasformando la Terra nell’esopianeta da scoprire tramite il metodo già descritto.

Studi simili erano già stati fatti ma non hanno mai preso in considerazione il cambiamento della posizione di queste stelle nel tempo rispetto al nostro pianeta.
Gli studi passati in poche parole si limitavano ad individuare le stelle in posizione idonea senza tenere conto della loro posizione passata o futura.

Lo studio fatto da L. Kaltenegger e da J. K. Faherty considera questo ultimo aspetto individuando 1715 stelle in 100 parsec di distanza (circa 327 anni luce) che si trovano in una posizione idonea per osservare la Terra negli ultimi 5000 anni, cioè dall’epoca delle prime civiltà.
Come se non bastasse, lo studio ci dice che ulteriori 319 stelle potranno vedere la Terra transitare davanti al Sole nei prossimi 5000 anni.

Le stelle di questo studio sono quelle del catalogo compilato dal satellite Gaia.

Tra questi esopianeti c’è qualche ospite già conosciuto

La Terra come un esopianeta. L'artista mostra un gigante gassoso che orbita attorno a due nane rosse nel suo sistema.
L’artista mostra un gigante gassoso che orbita attorno a due nane rosse nel suo sistema. ESA/Hubble, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Tra le stelle individuate ce ne sono alcune che negli anni passati abbiamo già conosciuto in quanto hanno nel loro sistema esopianeti potenzialmente abitabili (che non significa per forza abitati).
Con esattezza le stelle che ospitano esopianeti già conosciuti sono ben sette.
Una tra queste stelle è Ross-128, attorno alla quale è stato scoperto un esopianeta di tipo roccioso con caratteristiche adeguate alla presenza di acqua sulla superficie e che ha già visto transitare il nostro pianeta in passato.
Tra 29 anni a vedere la Terra transitare sarà la Stella di Teegarden che ha due esopianeti nella fascia di abitabilità con dimensioni simili al nostro, scoperti solamente in giugno 2019.
Infine tra le stelle più conosciute c’è TRAPPIST-1 che vedrà transitare il nostro pianeta tra 1642 anni e che possiede sette esopianeti di dimensione terrestre.
Quest’ultima stella rimarrà in una posizione utile all’osservazione per 2371 anni.

Quante stelle possono osservare la Terra come se fosse un esopianeta?

Attualmente le stelle che sono in una posizione da cui è possibile osservare la Terra sono 1402, tra queste 128 sono simili al nostro Sole.
Inoltre, il numero di stelle che le onde radio da noi prodotte hanno già attraversato sono 75 che distano tutte meno di 30 parsec (quasi 98 anni luce).

Perché questo studio è importante?

Questo studio ci fa sorgere alcune importanti domande, tra cui la più intuibile è “tra queste stelle potrebbe esserci una civiltà che ha visto transitare il nostro pianeta attorno al Sole?”.
Le stelle più vicine rimarrebbero in una posizione che permette di osservare il transito della Terra per circa 1000 anni.
Questo tempo è sufficiente per lo sviluppo di tecnologie da parte di ipotetiche civiltà per osservare la Terra.

Come dice lo stesso studio stiamo entrando in una nuova era di scoperte grazie anche alla prossima generazione di grandi telescopi che cercheranno segni di vita nelle atmosfere dei mondi in transito.
È importante, di conseguenza, porsi sempre nuove domande anche per capire quali pianeti meritano la nostra priorità.
Senza contare che tenere sempre viva la nostra sete di conoscenza è quello che ci permette di ottenere risultati sempre più grandi.

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Gianmarco Virzì

Web designer, programmatore laureato presso la facoltà di Scienze Naturali dell’università di Bologna, ha attualmente molteplici passioni come: i viaggi, la storia, la cultura (apprezza particolarmente quella giapponese), le arti marziali, il fitness, la cucina, la musica (suona la batteria), la fotografia e l’informatica. Ama la natura e tutto ciò ad essa collegata e da questo nasce la sua linea di pensiero, che può essere riassunta con una citazione di S. Agostino: “il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” Il suo sogno è di intraprendere la carriera da divulgatore scientifico e di contribuire alla conservazione degli ecosistemi ed alla gestione del territorio.

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