Attualmente stiamo vivendo un periodo ricco di scoperte in ambito paleontologico, tanto da poter dire che siamo in un’era d’oro per questa disciplina.
Su Nature è stato infatti pubblicato un nuovo articolo che vede la scoperta di un intero branco di dinosauri.
Tale scoperta è anche presente all’interno del documentario di National Geographic “Il Cacciatore di Dinosauri: Missione Italia”.
Dopo il documentario andato in onda il 13 settembre 2021, il 2 dicembre è stato pubblicato l’articolo per il quale Federico Fanti, professore dell’Università di Bologna e National Geographic Explorer ha coordinato gli studi.
La scoperta in breve
Nel sito di Villaggio del Pescatore a pochi chilometri da Trieste un gruppo di ricercatori ha ritrovato i fossili di almeno sette esemplari di Tethyshadros insularis, tra cui “Bruno” il dinosauro più grande mai ritrovato in Italia.
Inoltre, non si esclude che il numero di esemplari ritrovati non sia sette ma che possa aumentare ad undici.
Questi dinosauri non sono gli unici ritrovamenti del sito, infatti con questi ci sono anche diversi animali come pesci, coccodrilli, rettili marini e piccoli crostacei.
Questo mosaico di specie ci permette di risalire a quello che era l’ecosistema del periodo.
Inoltre il ritrovamento di “Bruno” fornisce molte più informazioni sulla sua specie di cui era stato trovato un solo esemplare nel passato.
Misteri sul sito della scoperta
La scoperta del sito di Villaggio del Pescatore è avvenuta circa trent’anni fa.
Tra i vari organismi ritrovati in passato è presente anche uno scheletro ben conservato di Tethyshadros insularis.
Si tratta di un dinosauro rinvenuto nei primi anni ’90 e soprannominato “Antonio“.
Il luogo della scoperta ha delle caratteristiche molto particolari, infatti rappresenta l’unico ed ultimo sito dominato dai dinosauri del Cretaceo della Piattaforma Carbonatica Adriatica (AdCP).
Sono diverse le contraddizioni da parte di numerosi articoli scientifici sull’età dei depositi geologici dell’area, che purtroppo minano la contestualizzazione biogeografica ed evolutiva del complesso.
Il dinosauro “Antonio” ha inoltre una serie di caratteristiche che insieme alle sue piccole dimensioni (in vita circa 338kg secondo alcune stime) suggeriscono che ci si trova davanti ad un taxon caratterizzato da nanismo insulare.
I dati forniti dallo studio gettano nuova luce sulle ipotesi che riguardano il contesto paleobiogeografico del luogo ed evolutivo della specie.
Lo scopo dell’articolo
Gli autori scrivono che questo articolo ha lo scopo di mettere in discussione la teoria che riguarda il nanismo di T. insularis e di rivalutare l’età del sito in questione.
Inoltre, in virtù dei ritrovamenti fatti si descrivono i nuovi esemplari della specie.
In particolare viene descritto un nuovo esemplare straordinariamente ben conservato (denominato ufficialmente SC 57247) e viene introdotto il materiale di altri sei scheletri.
Avendo più materiale a disposizione è possibile capire la variabilità rispetto all’olotipo (ovvero l’esemplare che descrive la specie).
Infine si pone lo scopo di rivalutare la posizione dal punto di vista evolutivo della specie.
Risultati degli studi sui dinosauri scoperti
La scoperta di “Bruno” (il soprannome dato all’esemplare più grande) suggerisce che le dimensioni ridotte della specie erano dovute alla giovinezza di “Antonio”, il primo individuo scoperto.
Inoltre lo studio mette in evidenza il fatto che Bruno al momento della sua morte potesse ancora crescere.
Questa evidenza deriva dalle analisi fatte al microscopio sulle strutture ossee dell’animale.
Lo studio ha permesso anche di rivalutare l’età del sito, adesso datato 10 milioni di anni più antico.
La posizione cronostratigrafica del sito di Villaggio del Pescatore è quindi associata al Campaniano inferiore (circa 80 milioni di anni fa).
Questa nuova datazione fa inoltre pensare che Villaggio del Pescatore ai tempi non fosse un’isola (cosa che fece pensare al nanismo insulare), ma un’area unita ad Europa occidentale ed Asia affacciata sull’Oceano Tetide.
Dettagli aggiuntivi sui dinosauri scoperti
Le analisi filogenetiche si sono rivelate fondamentali per riconoscere Bruno e Antonio come esemplari della stessa specie.
Infatti quando si considerano i due dinosauri come unità tassonomiche distinte si forma un’incongruenza filogenetica.
Bruno ed Antonio sono hadrosauriformi, ovvero dinosauri a becco d’anatra.
Il nome specifico significa appunto adrosauro della Tetide, ovvero dinosauro a becco d’anatra dell’omonimo oceano.
Questa specie è la seconda ufficialmente descritta in Italia dopo Scipionyx samniticus.
Antonio era lungo circa quattro metri, Bruno invece circa cinque spingendo i ricercatori a rivalutare la tesi sul nanismo insulare.
Bruno è quindi un esemplare semplicemente più maturo di Antonio e non sappiamo in realtà se entra in gioco anche un fattore come il dimorfismo sessuale.
Conclusioni
Questo importantissimo studio ci da moltissime informazioni su questa nuova specie, sul sito di Villaggio del Pescatore (VdP) ed in generale sul contesto biogeografico dell’epoca.
Per approfondire l’argomento vi suggeriamo di leggere l’articolo originale su Nature: An Italian dinosaur Lagerstätte reveals the tempo and mode of hadrosauriform body size evolution | Scientific Reports (nature.com).
Vi lasciamo inoltre un video del professore Federico Fanti che descrive l’esemplare più grande e meglio conservato, Bruno.
Siamo giunti al termine dell’articolo e spero che questo vi sia piaciuto.
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