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Scoperto un corallo nella Grande Barriera Corallina che dona speranza

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È stato scoperto il corallo più grande della Grande Barriera Corallina attualmente conosciuto.
Il nome datogli dal popolo Manbarra, gli indigeni custodi dell’isola è Muga dhambi che significa “grande corallo”.
Il ritrovamento è avvenuto al largo dell’isola di Goolboodi (o Isola di Orfeo) nel nord-est dell’Australia e misura 10,4 metri di diametro, guadagnandosi il nome assegnato dai nativi dell’isola.
Un’altra caratteristica importante è l’altezza che ammonta a poco più di cinque metri, diventando così il sesto corallo più alto della Grande Barriera Corallina.

Posizione di Muga dhambi nella Grande Barriera Corallina.
Mappa della posizione di Muga dhambi sull’isola di Goolboodi (Orfeo). Mappa creata utilizzando il software QGIS 3.10 utilizzando il plugin Google Maps. Fonte: nature.com

Maggiori dettagli su Muga dhambi

Questo corallo del genere di madrepore Porites è stato misurato nel marzo 2021 durante un progetto di Citizen Science sulle barriere coralline delle Palm Islands.
La salute di Muga dhambi è stata valutata come molto buona.
Oltre il 70% della sua superficie è composta da coralli vivi e da una percentuale minore di spugne, rocce coralline vive e macroalghe.
Un altro dato confortante è l’assenza di coralli morti recentemente, resti o sabbia proveniente da questi organismi.

Copertura viventi della superficie di Muga dhambi, il corallo gigante della Grande Barriera Corallina
Dettaglio della superficie di Muga dhambi con le percentuali di copertura degli organismi viventi. Fonte: nature.com

Età ed importanza storica di questo corallo gigante

Attraverso i modelli di crescita lineare è stato possibile stimare l’età del corallo che ammonta tra i 421 e i 438 anni.
Significa che Muga dhambi è precedente alla colonizzazione Europea dell’Australia ed è sopravvissuto a ben 80 cicloni e 99 fenomeni di sbiancamento.
Sono presenti studi su oltre 328 colonie di coralli provenienti da 69 scogliere lungo la Grande Barriera Corallina e quello scoperto recentemente risulta essere tra i più antichi.

Database georeferenziati dei grandi coralli

La salute di questa colonia si deve anche alla posizione in cui si trova.
Il luogo è poco visitato e fa parte dell’area altamente protetta del Marine National Park.
La posizione non era conosciuta in passato ed attualmente non esiste un database dei coralli in Australia e nel mondo.
La catalogazione della posizione dei coralli di grandi dimensioni e longevi può avere molteplici vantaggi.
Tra i vantaggi scientifici ci sono le analisi geochimiche e isotopiche dei nuclei scheletrici che permettono di comprendere i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli per verificare i modelli climatici.
Sono molteplici anche i benefici sociali ed economici, ad esempio il turismo subacqueo o lo sviluppo della Citizen science.
Tuttavia una possibile conseguenza negativa della catalogazione potrebbe essere il danneggiamento dei coralli a causa delle attività umane.

Muga dhambi nella Grande Barriera Corallina.
Con le sue grandi dimensioni Muga dhambi farebbe parte di un’eventuale database dei grandi coralli. Foto da: nature.com

L’incredibile resilienza di Muga dhambi

Il grande corallo dell’isola di Goolbodi (Orpheus Island) è insolitamente raro e resistente.
È sopravvissuto allo sbiancamento dei coralli, alle specie invasive, a cicloni, maree particolarmente basse e alle attività umane per quasi 500 anni.
La presenza di poriti parzialmente morti in cima e la presenza di quelli vivi ai lati si deve proprio ad alcuni di questi fattori.
La posizione e la proporzione di corallo vivo di una colonia riflette l’effetto dell’unione di diversi fattori ambientali.
Infatti i coralli possono morire a causa dell’esposizione al Sole in presenza di basse maree o con acqua particolarmente calda.

Muga dhambi come indicatore ambientale

Questa importante scoperta ci fornisce alcune importanti informazioni.
Muga dhambi ci permette di risalire agli eventi di disturbo storici subiti dalla colonia, ad esempio il numero di sbiancamenti subiti (potenzialmente 99 negli ultimi 400 anni).
Altri indicatori come le “bande di stressad alta intensità, registrate a partire dal 1877, sono molto più presenti tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo.
Questi “segnali” rispecchiano l’aumento delle temperature causato dal riscaldamento globale da attività antropiche.
Oltretutto ci sono stati in media 1-2 cicloni tropicali per decade che hanno potenzialmente colpito il corallo in questione.
L’impatto di questi eventi di sbiancamento (quasi cento) e fino ad 80 cicloni in quattro secoli ci permettono di comprendere l’elevata resilienza di questo corallo.

Dettaglio dei sotto-habitat e delle interazioni competitive sia intraspecifiche che interspecifiche. Fonte: nature.com

Conclusioni

Numerosi studi hanno già ampiamente dimostrato quanto i cambiamenti climatici, il peggioramento della qualità dell’acqua, la pesca intensiva, lo sviluppo costiero e altri fattori siano una grande minaccia per la Grande Barriera Corallina.
L’esistenza di un corallo così antico e così resistente oltre a darci importantissime informazioni ambientali, si spera possa ispirare le generazioni future a prendersi cura delle barriere coralline e più in generale del nostro pianeta.
Inoltre il fatto che sia in un ottimo stato di salute ci fa ben sperare anche per la stessa Grande Barriera Corallina.
Ti invitiamo a leggere lo studio originale: Field measurements of a massive Porites coral at Goolboodi (Orpheus Island), Great Barrier Reef
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Gianmarco Virzì

Web designer, programmatore laureato presso la facoltà di Scienze Naturali dell’università di Bologna, ha attualmente molteplici passioni come: i viaggi, la storia, la cultura (apprezza particolarmente quella giapponese), le arti marziali, il fitness, la cucina, la musica (suona la batteria), la fotografia e l’informatica. Ama la natura e tutto ciò ad essa collegata e da questo nasce la sua linea di pensiero, che può essere riassunta con una citazione di S. Agostino: “il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” Il suo sogno è di intraprendere la carriera da divulgatore scientifico e di contribuire alla conservazione degli ecosistemi ed alla gestione del territorio.

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