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Che cos’è la biodiversità? Cosa significa?

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Sempre più spesso sentiamo parlare di diversità biologica, soprattutto legata ai disastrosi fenomeni di riscaldamento globale, di estinzione delle specie e di perdita degli habitat, ma siamo sicuri di conoscere il pieno significato di questo termine e come questa viene vista da ecologi, biologi della conservazione e in generale da chi si occupa di preservarla? Cos’è esattamente la biodiversità?
Proviamo a spiegarvelo in modo da rendere tutto un po’ più semplice.

Si può pensare che la biodiversità sia l’insieme di tutte le specie che fanno parte dei regni viventi (Monera, Protisti, Plantae, Fungi e Animalia), tuttavia questa è una visione parziale del termine. Quello descritto è solo uno dei livelli della diversità biologica che viene invece considerata su tre livelli:

Diversità di specie

Il primo livello è quello di cui abbiamo parlato qui sopra, ovvero, tutta la diversità di specie presente sulla Terra. Include anche batteri e protisti unicellulari, che sono solitamente – ed ingiustamente – un po’ meno considerati rispetto alle specie dei regni pluricellulari.
Esistono tre misure (indici quantitativi) che descrivono le diverse scale delle specie.

  • Il numero di specie in una comunità si chiama diversità alfa.
  • Le specie all’interno di una regione con più ecosistemi si chiama diversità gamma.
  • Il cambiamento di composizione di specie lungo un gradiente geografico o ambientale, cioè man mano che ci spostiamo all’interno della stessa regione ma in un’area differente, si chiama diversità beta.
    Si può calcolare dividendo la gamma con l’alfa diversità.

Conoscere queste misure è importante per sapere cosa proteggere e dove proteggere.

Diversità genetica

Due libellule su un ramo ci mostrano cos'è la biodiversità anche nella stessa specie.
La diversità genetica si manifesta nel diverso fenotipo tra due individui della stessa specie. Fotografia di Luca Concas.

Spesso non è facile pensare alla variabilità genetica come parte della biodiversità, ma questa rappresenta il suo secondo livello. Riflettendo un po’ però, ci rendiamo conto che senza variabilità genetica non potrebbero esistere specie diverse.
La variabilità genetica è formata da tutte le differenze del DNA e quindi dei geni anche all’interno della stessa specie. Questo perché i geni determinato le caratteristiche di un essere vivente.
L’insieme dei geni di un individuo viene chiamato genotipo, mentre l’insieme delle caratteristiche che vediamo e che esprimono questi geni (morfologiche, fisiologiche, anatomiche e biochimiche) viene considerato il fenotipo di un individuo.
Il fenotipo in una specie animale, quindi, può essere il colore del manto o degli occhi, la lunghezza della coda o anche adattamenti all’ambiente che permettono la sopravvivenza di individui a cambiamenti ambientali.


Con questa piccola premessa, possiamo capire quanto la diversità genetica è importante ai fini della diversità anche all’interno della stessa specie.
Le specie rare hanno generalmente una variabilità genetica bassa rispetto alle specie più diffuse e di conseguenza sono più vulnerabili ai meccanismi dell’estinzione, questo a causa di una minore capacità di adattarsi ai cambiamenti delle condizioni ambientali (Frankham et al. 2009).

Diversità degli ecosistemi

Infine, l’ultimo livello che compone la diversità biologica è formato dall’insieme degli ecosistemi del nostro pianeta.
Per comprendere perché questi facciano parte della biodiversità bisogna apprendere il significato di biocenosi o comunità biologica.
Una biocenosi è l’insieme degli individui di specie differenti che vivono in una stessa area e che hanno delle interazioni tra loro.
Ma ciò non è sufficiente per definire il concetto di ecosistema, che è formato dalla comunità biologica unitamente al suo ambiente fisico e chimico (e quindi non vivente).
L’esistenza di una specie è determinata infatti dalle relazioni che ha con altre specie e con l’ambiente fisico che la circonda.
I processi ecosistemici – ovvero l’insieme di queste relazioni – possono variare da scale che includono il metro quadrato fino ad intere regioni. Pertanto, un ecosistema può essere sia una prateria sia l’intero globo.

Una visione d’insieme per la conservazione della natura

Un airone cenerino (Ardea cinerea) con la sua preda. Gli ecosistemi e le loro relazioni fanno parte della biodiversità.
La predazione è un esempio di relazione interspecifica (tra specie diverse). Foto di Luca Concas.

Questi tre livelli formano la biodiversità nella sua interezza e quando si parla di conservazione e protezione della natura bisogna considerare e valutare gli impatti su tutti i livelli. Ad esempio preservare una specie senza tenere conto del suo ecosistema o della diversità genetica dei suoi individui significa ridurre profondamente l’effetto di un piano di gestione della natura che potrebbe funzionare poco o rivelarsi addirittura un fallimento.

Abbiamo visto cos’è la biodiversità e quali sono i differenti livelli che la formano, ma cos’è una specie?
Ne parleremo prossimamente in un articolo. Nell’attesa vi incoraggiamo a supportarci con un like ed un commento.
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Gianmarco Virzì

Web designer, programmatore laureato presso la facoltà di Scienze Naturali dell’università di Bologna, ha attualmente molteplici passioni come: i viaggi, la storia, la cultura (apprezza particolarmente quella giapponese), le arti marziali, il fitness, la cucina, la musica (suona la batteria), la fotografia e l’informatica. Ama la natura e tutto ciò ad essa collegata e da questo nasce la sua linea di pensiero, che può essere riassunta con una citazione di S. Agostino: “il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” Il suo sogno è di intraprendere la carriera da divulgatore scientifico e di contribuire alla conservazione degli ecosistemi ed alla gestione del territorio.

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