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Escursione sugli Appennini: Il Corno alle Scale

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Caratteristiche escursione:

Categoria sentiero: Escursionisti esperti
Difficoltà effettiva:
Media *
Tempo impiegato
(a + r): 3.15h + 1.45h (5h totale)
Habitat:
Bosco deciduo, faggeta (bassa quota) – Brughiera (alta quota).

* la difficoltà effettiva dipende ovviamente dal grado di preparazione, ma in questo caso ci sentiamo di dire che è una persona mediamente allenata può intraprendere tale percorso. Tuttavia è importante affrontare l’itinerario nel modo più sicuro possibile e meditando se si è in grado di completare l’escursione.

La nostra “avventura”

Quella che possiamo definire una breve, seppur piacevole “avventura”, è iniziata alle 6 del mattino, dove il nostro cammino comincia dal Santuario di Madonna dell’Acero, all’altitudine di 1200 metri, laddove nel 1500 d.C. fu costruito questo antico e suggestivo santuario.
Questo è stato costruito per rimembrare l’apparizione della Madonna nei pressi di un antico acero a due pastori, che persi in una bufera di neve, furono tratti in salvo da quest’ultima.
Leggenda a parte, questo è stato il punto iniziale della nostra escursione, luogo che ci permette di raggiungere i principali sentieri CAI.
Il santuario di per sé è un luogo che vale la pena visitare e accessibile in determinati orari (a questo proposito vi consigliamo il sito dedicato al Corno alle Scale), tuttavia questa non rappresenta la nostra esperienza, che invece, è iniziata attraversando il sentiero CAI 331 che si dipana alle spalle della chiesa.

Lungo questo percorso ricco di vegetazione e di risorse idriche è possibile osservare dei veri e propri capolavori naturali, in cui questi due elementi si fondono e mostrano ciò che è possibile al nostro pianeta e ciò che non è possibile alle nostre mani.
A dominare il nostro cammino e la nostra attenzione è stato il torrente Dardagna che dal Corno alle Scale a Madonna dell’Acero forma sette distinte cascate.
La salita in questo tratto dal mio punto di vista non è stata particolarmente impegnativa e vi troverete ad inoltrarvi nel successivo sentiero CAI 333.
Non avrete sicuramente dubbi sul cammino da intraprendere in quanto, fin da subito distinguerete antichi alberi, che quasi come in un paesaggio fiabesco, vengono bagnati dalle acque del torrente.
Nel cammino tra i numerosi faggi vedrete sicuramente ruderi e ponti in legno che pur essendo di umana provenienza, in maniera molto piacevole, contornano un paesaggio di per sé perfetto.
Una persona mediamente allenata non dovrebbe risentire particolarmente dello sforzo fisico nel percorso fin qui intrapreso.

Dopo aver costeggiato tutti e sette i balzi delle Cascate del Dardagna ed aver intrapreso il cammino che ci proponeva il sentiero CAI 337, siamo arrivati al Rifugio Cavone che si trova al limite dell’omonimo lago artificiale.
In quest’area il paesaggio è mozzafiato e potete osservarlo direttamente nel video ad inizio pagina, in cui alberi dai rossi frutti e dalle verdi foglie colorano le acque del lago.
Oltretutto in pieno autunno la vegetazione si tinge di tonalità di rosso e arancione che alle spalle del rustico rifugio – in cui oltretutto è consigliata una sosta, dato che si mangia benissimo – formano un paesaggio che sembra voler ricordare il lontano Giappone.

Lago e rifugio Cavone.

Da qui, il prossimo obiettivo per raggiungere la cima del nostro monte sarà la Valle del Silenzio, incantevole e maestoso punto di partenza che ci farà passare dai balzi delle Cascate del Dardagna ai Balzi dell’Ora.
La Valle è un luogo dalla bellezza unica che s’innalza al di sopra della linea degli alberi, ovvero a circa 1600m e dove potevamo osservare già l’obiettivo ultimo di questa nostra esperienza, la Punta Sofia con la sua croce.
Qui di conseguenza è possibile osservare l’inizio della brughiera, infatti se prima l’analogia era con il Giappone, adesso il paesaggio sembra ricordare la bellissima Islanda.
In quest’area è un obbligo segnalare la presenza di alcune specie floristiche di notevole bellezza, osservabili in pieno splendore ad inizio estate, visto che all’aumentare della quota avremo un ritardo della fioritura.
Alcune delle specie in questione sono: Gentiana purpurea, Carlina acaulis (Carlina bianca, più abbondante in prossimità del lago Scaffaiolo), Lilium bulbiferum (Giglio rosso), Genista radiata (Ginestra radiata), Primula auricula (Primula orecchia d’orso) e tantissime altre.
Imboccando il sentiero CAI 335 e proseguendo verso il Passo del Vallone, sarà possibile raggiungere la cresta che ci regalerà panorami in cui è impossibile non rimanere a bocca aperta.
In quest’area è infatti possibile vedere la Valle del Silenzio dall’alto e i monti limitrofi in tutto il loro splendore.

Punta Sofia con la Croce del Corno osservata dalla Valle del Silenzio.

Per salire ulteriormente abbiamo intrapreso il sentiero CAI 129, dove la difficoltà dell’escursione aumenta.
Questo cammino non è assolutamente impossibile e seppure sia considerato da escursionisti esperti, secondo noi una persona mediamente allenata potrà intraprenderlo pur sentendo la stanchezza ed essendo richiesto un minimo di fiato.
Tuttavia, è invece sconsigliato se ritenete di non essere particolarmente resistenti e se non siete abituati a camminate soprattutto in pendenza.
In ogni caso persone non particolarmente sedentarie non dovrebbero avere troppi problemi.

I Balzi dell’Ora sono dei grossi massi in sequenza che compongono il crinale che abbiamo descritto poco sopra, dove in alcuni frangenti sarà necessario utilizzare tutti e quattro i nostri arti per poterli superare.
Questa fatica però sarà ampiamente ricompensata dall’arrivo a Punta Sofia, dove sarà presente la Croce del Corno e un panorama a 360° gradi dove tutto ciò è permesso dall’altitudine raggiunta (1945m).
Guardatevi intorno, perché è possibile osservare diversi uccelli in volo in queste aree di cui anche aquile, falchi e rapaci.
Nel nostro caso, è stato possibile osservare numerosi stormi di uccelli minori librarsi in aria.

Essendo la zona alla base della croce molto ampia è possibile stazionare per pranzare e recuperare le forze, così come fatto da noi.
Dopo circa una trentina di minuti abbiamo ripreso il nostro cammino, ma questa volta verso la via del ritorno passando attraverso il Lago Scaffaiolo.

La via del ritorno e il Lago Scaffaiolo

Nella via del ritorno proseguendo per il sentiero CAI 129 e in accordo con i cartelli presenti nell’area, abbiamo cominciato la discesa verso il Lago Scaffaiolo, situato ad un’altitudine di 1785m.
Nella via per questo luogo, oltre a poter vedere il proseguo del panorama (culminante in precedenza in prossimità della croce), si estendono numerose alture e rilievi che, come nel nostro caso in autunno, si colorano di tonalità molto accese grazie alla vegetazione che le ricopre.
Abbiamo raggiunto il lago proseguendo per il sentiero che si snoda intorno a questi rilievi (dove è possibile osservare numerose Carline bianche), ma solamente dopo aver superato una curva che celava la vista dello specchio d’acqua ai nostri occhi.
Anche in questo caso non siamo rimasti delusi, in quanto sul lago è stato possibile osservare lo spettacolo di uno stormo di uccelli che sorvolava e si lanciava a pelo d’acqua.
Attorno al lago inoltre, si cela una leggenda (di cui parla addirittura Boccaccio) secondo cui il fondo sia collegato direttamente con l’inferno, leggenda di cui parleremo in un altro episodio.

Dopo aver abbandonato il lago abbiamo proseguito per il sentiero che ci ha riportati verso il rifugio Cavone, dove abbiamo preso la via per tornare a Madonna dell’Acero e ai mezzi che ci avrebbero riportato alle nostre dimore.

Escursione sul Corno alle Scale del 19/09/2020.
In questo montaggio video avrete modo di osservare le bellezze che questo luogo offre.
In particolare viene mostrato il rifugio Cavone, la Valle del Silenzio, Punta Sofia (Croce del Corno), Lago Scaffaiolo e qualche scorcio delle Cascate del Dardagna di una precedente escursione.
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Gianmarco Virzì

Web designer, programmatore laureato presso la facoltà di Scienze Naturali dell’università di Bologna, ha attualmente molteplici passioni come: i viaggi, la storia, la cultura (apprezza particolarmente quella giapponese), le arti marziali, il fitness, la cucina, la musica (suona la batteria), la fotografia e l’informatica. Ama la natura e tutto ciò ad essa collegata e da questo nasce la sua linea di pensiero, che può essere riassunta con una citazione di S. Agostino: “il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” Il suo sogno è di intraprendere la carriera da divulgatore scientifico e di contribuire alla conservazione degli ecosistemi ed alla gestione del territorio.

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