Perché l’Evoluzione è una teoria e non un’opinione

Prima parte

Il 12 febbraio scorso con l’International Darwin Day abbiamo festeggiato il compleanno del biologo naturalista forse più celebre di tutto il mondo, Charles Darwin, che quest’anno ha spento ben 208 candeline..!

Anch’io ho deciso di rendere omaggio allo scienziato che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere la

Logo dell’associazione International Darwin Day (fonte: darwinday.org)

storia dei viventi, con un articolo (primo di una serie) nel quale parlerò di uno tra i tanti grandi problemi che ancora oggi affliggono il mondo scientifico: la confusione, in molti casi piuttosto radicata, circa il termine “teoria” e quindi riguardo la Teoria dell’Evoluzione.

Partendo proprio dal concetto di teoria scientifica, in questa piccola introduzione getterò le basi per andare poi a vedere nelle successive puntate qual è stata la storia del pensiero biologico ed evoluzionistico in tutti i suoi aspetti principali.

L’importanza della terminologia: teoria o opinione

Uno dei presupposti per la comunicazione tra due parti è, banalmente, l’utilizzo dello stesso linguaggio: quando questo non è possibile, sappiamo tutti che si può ricorrere ad altri mezzi come la gestualità, la presenza di concetti comuni ad entrambe le parti, ecc. per sopperire la mancanza di un linguaggio scritto o parlato.

Cosa succede nel momento in cui anche questi rudimentali strumenti vengono a mancare?

Risponderete: “non può avvenire comunicazione”, e in effetti è proprio così.

La stessa cosa si può verificare a più livelli, nel nostro caso parleremo di quello scientifico: la mancanza degli stessi strumenti per la comunicazione o l’uso di una terminologia ambigua e/o scorretta è sicuramente uno dei problemi più grandi che affliggono chi si occupa della comunicazione tra mondo scientifico e società, cioè chi fa divulgazione. Il motivo è abbastanza chiaro: l’assenza di strumenti comuni per interfacciarsi genera incomprensione, fraintendimenti e nel peggiore dei casi una disinformazione, con molti casi dei quali siamo testimoni oggi (“vaccini sì, vaccini no” per farvi un esempio).

Tra chi dispone di un certo bagaglio culturale derivante dalla sua formazione e la persona media esiste un divario, talvolta elevato o meno, e questo è innegabile: affinché la comunicazione ai “non addetti ai lavori” possa avvenire nel modo più efficace possibile, è necessario dotare entrambe le parti dei giusti strumenti per poter discutere. Nel caso della Scienza, lo strumento più importante e assolutamente necessario è la terminologia corretta, cioè l’utilizzo di termini e/o concetti che si prestino ad illustrare il più correttamente possibile un fenomeno.

Tuttavia, una comunicazione sbagliata o poco efficiente non è sempre data da un’assenza di terminologia corretta: in alcuni casi, un termine può essere stato inglobato dal linguaggio comune al punto da essersi “trasformato”, perdendo il suo reale significato.

Questo è il caso di cui vi voglio parlare.

La parola teoria deriva dal greco theorein, composto da thea, (spettacolo) e horao, (osservo), risultando nella frase “guardare uno spettacolo”. Nel linguaggio comune, il termine teoria è utilizzato per riferirsi ad un insieme di pensieri o idee nate da qualche ipotesi che uno o più individui sostengono, a volte senza alcuna base precisa. Spesso e volentieri tutti la usiamo come sinonimo di “ipotesi” o “congettura”.

In termini scientifici, il suo significato è totalmente diverso: una teoria scientifica è un modello composto da un insieme interconnesso di ipotesi, enunciati e proposizioni con lo scopo di spiegare fenomeni naturali. In ambito scientifico quindi una teoria non è opinabile, ma piuttosto un modello basato su di un linguaggio ben preciso (es. la matematica) o comunque soggetto a regole rigorose, che gli scienziati sfruttano per descrivere un fenomeno naturale e/o prevederne il comportamento.

Risulta chiaro che già questa differenza nel concepire il concetto di teoria, opinione o realtà verificata, crei problemi nella comunicazione tra scienziati e non.

Un primo luogo comune da chiarire è il fatto che una teoria possa essere “scoperta”: una teoria scientifica non è scritta nella Natura, in attesa di essere svelata, ma si tratta di uno strumento utilizzato al fine di spiegare e capire i fenomeni naturali. Da questo discende il fatto che non esista una teoria vera in senso assoluto. Inoltre, una teoria non potrà mai essere completamente provata, perché non ci è possibile assumere che conosciamo tutto quello che c’è da conoscere.

Le teorie che riescono a spiegare le osservazioni riguardo un fenomeno o a prevedere i risultati attesi, vengono chiamate verificabili e vengono accettate finché un’altra osservazione non si trova in disaccordo con esse: in tal caso, la teoria in questione viene eliminata oppure cambiata per poter comprendere la nuova osservazione. Il concetto di poter essere sempre messa in discussione viene

Sir Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1994

formalmente chiamato Falsificabilità di una teoria, ed è una delle caratteristiche delle teorie scientifiche.

La Falsificabilità è il criterio formulato da Karl Popper, filosofo ed epistemologo austriaco per distinguere le cosiddette teorie controllabili, legate alla Scienza, da quelle non controllabili, identificate nella Metafisica. La Metafisica è quella parte della filosofia che si occupa degli aspetti ritenuti più autentici e fondamentali della realtà, e che mira allo studio degli enti “in quanto tali” nella loro interezza.

Il criterio di falsificabilità afferma che una teoria, per essere controllabile (scientifica) deve essere falsificabile: in termini logici, dalle sue premesse di base devono poter essere deducibili le condizioni di almeno un esperimento che la possa dimostrare integralmente falsa alla prova dei fatti.

In altre parole, perché una teoria possa essere scientifica deve essere falsificabile: questo è possibile quando esiste almeno un esperimento che la possa mettere in discussione. Se una teoria non possiede questa proprietà, è impossibile determinare la bontà delle informazioni che essa tenta di trasmetterci.

Quindi perché la metafisica non è scienza? Secondo Popper, il motivo è legato al fatto che ogni teoria metafisica, pur essendo dotata di senso e significato, non possa mai essere falsificabile, in quanto implica spesso e volentieri l’intervento di qualche entità soprannaturale.

Uno degli altri criteri operativi che ci aiutano nella definizione di teoria scientifica è il cosiddetto rasoio di Occam: si tratta di un principio metodologico espresso nel XIV secolo dal filosofo e frate francescano inglese William di Ockham (in italiano Guglielmo di Ockham),

Guglielmo di Ockham (1285-1347)
fonte: Wikipedia

il quale stabilisce che a parità di fattori la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta.

Riassumendo, una teoria è chiamata scientifica solo se dotata di una solida base empirica cioè:

  1. compatibile con un’eventuale teoria precedente, sperimentalmente verificata, e che effettua previsioni più corrette nei campi in cui la prima fallisce;
  2. supportata da diversi tipi di prove, aumentando la probabilità che sia una buona approssimazione della verità;
  3. è sopravvissuta a molti test critici che avrebbero potuto invalidarla;
  4. è falsificabile: fa delle previsioni che potrebbero un giorno invalidarla, se avverate;
  5. è la spiegazione migliore conosciuta, nel senso del rasoio di Occam, per il fenomeno che descrive.

Queste condizioni sono attualmente soddisfatte da teorie normalmente utilizzate, quali l’Evoluzione, ma non solo: alcuni esempi sono la relatività ristretta e generale, la meccanica quantistica, la tettonica a placche, ecc.

Il concetto di Evoluzione

Per Evoluzione si intende il cambiamento genetico, morfologico e/o comportamentale degli organismi viventi nel corso delle generazioni. L’Evoluzione è un fatto, e sono numerose le evidenze che dimostrano che gli organismi viventi evolvano.

Ciò che non è ben chiaro alle persone è il significato esatto dell’Evoluzione: nel linguaggio comune qualcosa di “evoluto” è in un certo senso migliore rispetto a prima, ha acquisito delle caratteristiche quindi che lo migliorano rispetto a prima o rispetto ad altri organismi.

Rappresentazione scorretta eppure molto diffusa dell’Evoluzione, in questo caso di quella umana. Fonte: cowgernation.com

Niente di più sbagliato.

Innanzitutto, questo presuppone una direzionalità dell’evoluzione, dal soggetto “peggiore” a quello “migliore“, e questo è falso: l’evoluzione in termini scientifici è un cambiamento nel tempo ma privo di una direzione specifica.

Diverse rappresentazioni dell’evoluzione che ci sono familiari, ad esempio quella della “scala evolutiva dell’uomo” sono completamente sbagliate: in primis per il concetto di direzionalità del fenomeno evolutivo che vogliono mostrare, e in secondo luogo perchè lasciano intendere che il fine ultimo di esso sia l’uomo (non scientificamente provato!). Queste idee fanno riferimento nella maggior parte dei casi a concetti teologici e/o metafisici piuttosto radicati nella società odierna: la cosiddetta teoria del Disegno Intelligente ad esempio, che vede l’uomo come ultimo step del processo evolutivo, guidato da un vero e proprio “disegno” voluto da un’entità superiore, detto anche creazionismo scientifico, è il risultato dell’associazione di un’idea distorta di evoluzione e della teologia nel tempo.

A livello scientifico, l’unico meccanismo dalla comprovata direzionalità, in condizioni di ambiente stabile, è proprio la selezione naturale.

Nonostante molti siano convinti del contrario, la selezione naturale non è una “reale” competizione tra le specie, “violenta” e “brutale”: la selezione naturale si basa più che altro sulla prole che un individuo riesce a produrre rispetto ad un altro. Se in una popolazione alcuni individui producono prole più numerosa di altri, presto le caratteristiche di questi diventeranno più frequenti nella popolazione, che quindi si andrà modificando nel tempo.

Attualmente, la teoria dell’Evoluzione per Selezione Naturale è l’unica teoria unificatrice della Biologia moderna, e non esistono altre teorie scientifiche che possano sostituirla, e per questo è così importante.

 

Riconoscimenti

Si ringrazia il professor Marco Passamonti dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna per il dibattito aperto durante le Sue lezioni del corso di Teorie dell’Evoluzione, che ha dato spunto a questo articolo, e per la terminologia tecnica citata.

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